Antropocene a chi?

Magritte, La condizione umana

Magritte, La condizione umana

E’ la narrazione che rende colpevole l’essere umano e che lo fa cattivo e responsabile della grave situazione in cui sta il pianeta e nasconde dietro la schiena la responsabilità del modello produttivo e finanziario del capitalismo.
Il punto è che il cambiamento climatico c’è; provato scientificamente e anche nella memoria della nostra pelle. Ormai lo sappiamo tutti. E è un mutamento climatico, cioè causato dall’attività dell’uomo.
Sul sito del Intergovernmental Panel on Climate Change c’è la narrazione di come stanno le cose, trovate tutto quello che c’è da sapere.  Oppure anche su quello del World Metereologican Organization.
Anche alcuni media sono molto bravi nel raccontare quanto sta accadendo; il Guardian sicuramente è al primo posto.
Ci sono poi anche delle contro narrazioni, scientifiche, poche, interessanti dove non si da la colpa all’uomo ma al fatto che sia un processo naturale, di variabilità climatica appunto. Qui una di queste.
Alcune poi si basano empiricamente sul fatto che si sente più o meno freddo o si vedono più o meno neve e pioggia rispetto all’anno prima; ma sono necessarie almeno 30/40 anni di osservazioni per verificare, a livello di costanti climatiche, se ci sono variazioni significative in atto.
C’è poi una narrazione altrettanto forte; è quella dei fondi green, dei bond green, dei sustainability bond, di tutti quegli spazi che la società del mercato sta provando a occupare. La società del mercato questo orrendo manipolo di aziende, politici e uomini che ha portato l’umanità da un’ economia di mercato, che è una cosa fantastica per organizzare l’attività produttiva, a una società di mercato dove le relazioni e i valori sociali sono trasformate a immagine del mercato. La deregulation, Reagan, Thatcher, Clinton e Blair, il trionfo del mercato, prosperità e libertà. Tutto è in vendita, con i soldi. E una delle parole forti che la società del mercato usa per farci sentire in colpa è Antropocene cioè la nostra epoca nella quale all’essere umano e alla sua attività sono attribuite le cause principali delle modifiche territoriali e climatiche. L’altra, da riprendere, è l’intelligenza artificiale e i suoi derivati.
Tra crisi della finanza e la natura annientata, la narrazione che il capitale avrebbe portato il benessere e la libertà tra tutti gli uomini è al termine; la società del mercato deve iniziarne una nuova. Antropocene e Intelligenza artificiale sono così due ottimi grandi agnelli sacrificali. La società di mercato sta facendo la muta, abbandonerà la pelle del capitalismo e presto comparirà dentro un nuovo abito. La storia che sta provando a raccontarci è che se l’uomo è un essere dannoso che ha devastato il pianeta, questo può facilmente essere recuperato e reso migliore dai miracoli della tecnologia e dai grandi investimenti green. E’ la narrazione che rende colpevole l’essere umano e che lo fa cattivo e responsabile della grave situazione in cui sta il pianeta e nasconde dietro la schiena la responsabilità del modello produttivo e finanziario del capitalismo. Nessuna critica al consumo, allo sperpero di risorse, al marketing e alla produzione. La colpa è dell’essere antropocene. Il tema ecologico diventa uno strumento per colpevolizzare le comunità, mentre la muta è in atto.  Indebolisce anche la democrazia, già ammalata, che diventa facile bersaglio della società di mercato.
La vittoria della narrazione culturale industriale, nella produzione, nella insegnamenti e nelle materie scolastiche verso la cultura contadina ha generato quello che abbiamo tra le mani ora.
Ma ci sono comunità intere, piccole famiglie, città, contadini, scuole e chiese che da molto tempo in Europa, in Amazzonia, in Africa e nel resto del mondo, milioni di persone, che provano a vivere con sobrietà, con rispetto per la terra e la natura. Basterebbe davvero poco come ci ricorda Papa Francesco nella Querida Amazonia: “…è bene coniugare la saggezza ancestrale con le conoscenze tecniche contemporanee, sempre però cercando di intervenire sul territorio in modo sostenibile, preservando nello stesso tempo lo stile di vita e i sistemi di valori degli abitanti.”
Per ora non siamo tutti abitanti dell’Antropocene, ma uomini e donne misericordiosi.
La nuova narrazione potrebbe partire da qui.