La rinuncia alla proprietà della AI

Tra i partecipanti al recente AI Safety Summit, organizzato dal governo inglese, tra associazioni università, fondazione di ricerca e imprese più del 50% erano USA, il 30% UK e meno del 20% resto del mondo. Gran parte delle fondazioni e delle associazioni presenti al summit sono fondate o sostenute sempre dagli stessi pochi soggetti. Amazon, Google, Microsoft, OpenAI, Musk e pochi altri. Molte imprese erano presenti con brand diversi non solo come azienda ma anche con le loro rispettive fondazioni o associazioni di ricerca. L’università di Oxford era presente direttamente e anche con alcune sue affiliate. C’erano parecchie fondazioni di ricerca postumaniste.

Di quale intelligenza artificiale hanno discusso? Un sistema di AI che entra in un ecosistema sociale, economico e politico lo modifica e trasforma anche se stesso in qualcosa di nuovo. L’intelligenza artificiale assume forme diverse a seconda delle culture che incontra. Per questo i processi deliberativi e di sviluppo della AI devo essere multiculturali e tendere alla proprietà collettiva, che non è ne pubblica ne privata, e non è di pochi. A Londra la AI era ancora una volta di pochi. Decolonizzare la AI e renderla un bene comune è la sfida prima di quella etica e economica.

Qui il link all’evento