Consapevolezza è libertà

Il padre di Mardocheo – il futuro celebre rabbi di Lechowitz – si lamentava della pigrizia del figlio nello studio. In città giunse un rabbino. Il padre gli condusse Mardocheo perché lo correggesse. Il rabbino volle rimanere solo col ragazzo, lo strinse al cuore e se lo tenne a lungo affettuosamente vicino. Quando il padre ritornò, il rabbino gli disse: «Ho fatto a Mardocheo un po’ di morale; d’ora in poi la costanza non gli mancherà».
Quando, ormai adulto e famoso, Mardocheo, divenuto rabbi di Lechowitz, raccontava questo episodio, diceva: «Ho imparato allora come si convertono gli uomini». La correzione senza amore, senza relazione, senza abbraccio è sterile. La ribellione spesso nasce nei figli non per mancanza di cure, di benessere, di doni, ma per assenza di vicinanza, di ascolto, di affetto profondo. Le persone nella nostra epoca non sono invitate a scegliere, a riflettere su certi valori, su certe conquiste, su come cambiare il mondo, ma a pensare che così si sta bene. È cosi che il cammino verso l’infinito, che prima aveva come contenuto la ricerca della perfezione dell’uomo, ora è trasportato sul piano della produzione infinita. Un cammino il più materialista che si possa immaginare. L’obiettivo principale del “pensiero unico” è impedire a ogni forma alternativa di farsi strada, di concepire il mondo, di ricercare la giustizia sociale. Il suo modo di funzionare è una tecnologia del consenso sociale tra sondaggi e marketing. I precetti del consumo soffocano la partecipazione e distruggono la responsabilità e, quando diminuisce la vita interiore, cambia la qualità interna di una comunità, cambiano i rapporti, si esaltano le espressioni esterne della vita. Tutto diventa immagine, la priorità è consegnata all’apparire. Per superare la politica della forza forse possiamo ricorrere ancora una volta alla democrazia che in fondo altro non è che dire, sediamoci e parliamo insieme di come vogliamo il futuro. Sotto la sapiente direzione scientifica del prof. Silvano Tagliagambe, Kitzanos, una start-up studio sarda con cui collaboro, grazie allo sponsor unico Fondazione di Sardegna con Ejatv, provano con l’evento del 18 e 19 gennaio non a correggere come nel racconto di Mardocheo, ma a persuadere tra umanesimo e tecnologia. Partendo però dal presupposto che persuasione è il fatto che per ricercare un futuro possibilmente migliore io posso provare a cambiare la tua idea e tu la mia, stando insieme e discutendo. Partire dalla relazione, dalla condivisione e da un abbraccio, come fece il rabbino con Mardocheo, è un buon inizio. Qui i link per saperne di più e per seguire l’evento. ll post è un ricordo di Padre Beppe Stoppiglia e delle sue idee.