Il popolo non comincia la sua storia scrivendo libri


IMG_9974 (1)

In Trentino mancano 25 giorni alle elezioni amministrative per eleggere il nuovo governatore della provincia, autonoma, quindi Stato nello Stato con le stesse competenze esclusa la difesa e poco altro. Dove sta la comunicazione politica è una domanda che viene naturale osservando gli spazi predisposti per i cartelloni della propaganda dei partiti. Lì no di certo. Qualcosa la si può trovare sui quotidiani locali che tentano ancora di dettare blandamente l’agenda politica del territorio. Qualcosa sui siti dei partiti, altro sui siti e blog dei candidati. Molto pare sui social network che ormai sappiamo non essere stati progettati per creare, animare e responsabilizzare la sfera pubblica. La politica  che sta sui social è una politica che accelera la sua entropia. La narrazione mediatica degli ultimi decenni ha dato una mano alla sua scomparsa. Anche il marketing politico che ha preso le parole importanti e le ha violentate alla commercializzazione dei partiti ha avuto un ruolo significativo. Senza dimenticare Cambridge Analytica e i suoi simili con i big data. La politica con il suo agire irresponsabile certo ha contribuito largamente e ora stiamo arrivando alla fine. Prima della democrazia sarà la politica sua sottostante a morire. E’ la fine della sua storia ma non quella della comunità. Il popolo, la comunità non comincia la sua storia scrivendo libri. Ma può cominciarla attraverso la testimonianza e la verità. Una verità che cerca di formare più che informare, di testimoniare più che provare. E lo può fare solo con la parola, non con la comunicazione a cui siamo abituati che sia quella dei social o dei cartelli sulla strada. La rivelazione, rivelare fatti, eventi, opinioni e insegnamenti ci pone davanti alla nostre responsabilità. E non solo la realtà viene rivelata ma l’uomo stesso si rivela a se stesso e agli altri. Perchè ogni parola è rivolta all’altro e sempre si aspetta una risposta. E nell’ascolto bisogna prepararsi a diventare diversi e accogliere i diversi. Cosi diventa naturale che nel noi, l’io e il tu non scompaiano ma si accolgano. Provare a passare dal monologo al dialogo aiuta la comunità e la politica a sconfiggere la paura di dover convincere, di dover giustificare e giustificarsi sempre e comunque. E’ l’inizio di una nuova storia.