“Il giornalismo dopo il giornalismo” oppure “La distruzione dell’autore” oppure ancora “La Pirateria è il metodo civico per la gestione del bene comune”.
Scegliete voi che titolo dare a queste note.
Rirkrit Tiravanija è un artista situazionista o concettuale. Una delle sue opere piu importanti è il racconto attraverso un video di uno spostamento da una città a un’altra, sede di una mostra dove avrebbe dovuto presentare una sua opera. Il tragitto diventa più importante dell’opera stessa. Il tragitto tra due luoghi è piu importante del luogo stesso da raggiungere, gli incontri con un barman, con degli studenti, con un taxista sono piu importanti degli individui che li generano.
Le sue opere confrontano il senso costitutivo della propria vita parallelo a quello della costruzione di senso dell’opera. Sono opere con un forte componente di dono. Si entra nelle sue installazioni artistiche e le si usa.
O come Pierre Huyghe (raccontato nel libro “Post produzione” di Bourriad) che rifà La finestra su cortile di Hitchcok in una periferia di Parigi con persone prese tra tante lasciando a chi guarda nuove e moderne chiavi di lettura usando l’opera di uno straodinario regista.
E i musicisti quando compongono sanno benissimo che ci sarà un altro musicista che farà un sampling della sua musica. O un dj che la modificherà. Si chiama post produzione.
Perchè non ha più senso parlare di copyright, di furto di notizie, di eccessiva abbondanza di notizie; una ormai vecchia litania che continuiamo a sentire nei produttori profit di conoscenza. Anche gli artisti, come gli hacker stanno smontando il copyright. Ora tocca ai cittadini.
Anche chi scrive su Facebook, su un blog, su Twitter su qualunque social media fa post produzione. E lo dovrà fare sempre più cercando di impedire che le sue relazioni umane siano di interesse industriale. Leggi un libro o guardi un’opera d’arte? sei un pirata! Lo stai interpretando, lo stai utilizzando, lo stai modificando. La costruzione della conoscenza passa da un’aggregazione che facciamo a ogni istante di tutti gli oggetti d’arte, libri, racconti, che abbiamo interpretato. Postproduciamo conoscenza utilizzando e interpretando tutte le informazioni con cui siamo venuti in contatto. E la sovraproduzione che ne consegue non è più un problema ma come parte opportunità del nuovo ecosistema dell’informazione.
Dalla cultura del consumo dell’informazione alla cultura dell’attivita. Usiamo tutta la conoscenza della Rete, rispettiamo l’opera d’intelletto dell’autore, ma duplichiamola, iterpretiamola, modifichiamola. Il mercato dei media, giornali e tv non è un mercato delle pulci. La loro produzione deve essere riciclata e diventare altro. Il boicottaggio, la manipolazione, la pirateria appartengono ala cultura dell’attività.