Le emozioni nell’economia circolare

Esiste una predisposizione biologica con cui proviamo e esprimiamo ciò che chiamiamo emozioni. Ma sono le comunità emotive a determinare i loro significati, i loro nomi, come valutarle, provarle e come sono o non sono espresse. Parole, azioni, incontri determinano le eredità emotive e le generazioni di sentimenti che si susseguono da quelle vite creano nuovi percorsi, nuove norme e nuovi comportamenti. Nella società dell’ora ci sono degli ostacoli, politici per chi usa le emozioni tentando di raggiungere il consenso tramite regimi emotivi, oppure tecnologici come Facebook che usa le parole e le emozioni delle persone per mero intento di profitto. Ma le emozioni rimangono importanti sia quelle di pancia che di cuore e alla fine hanno, avranno, la meglio su questi ostacoli.
Le lacrime prima della riforma protestante erano segni di grazia e accompagnavano sentimenti di conforto; dopo diventarono segni di infelicità e di angoscia. Siamo ancora in questo momento storico pieno di lacrime di angoscia per il futuro incerto e per un presente mal fatto ma la forza delle emozioni, dei ricordi, delle interpretazioni e della tradizione culturale permettono ai valori umani, alle parole, agli obiettivi , essenze dell’umanità di scomporsi e ricomporsi in nuove modalità. In nuovi percorsi. E’ l’innovazione.

Maurizio Napolitano nel bel racconto qui  ci racconta di una comunità dove un economia circolare funziona anche grazie a queste generazioni di sentimenti. Grazie