Quando c’è una crisi profonda e i cittadini si uniscono per aiutarsi reciprocamente a superarla, ricostruiscono qualcosa di più di quello che serve ai loro bisogni: ricostruiscono le ragioni di stare insieme. La crisi oggi è una difficoltà sanitaria e economica, domattina lo sarà anche sociale e culturale. Le azioni di mutuo soccorso possono riguardare le famiglie e le scuole, le associazioni e le piccole imprese, la produzione e il pensiero, l’inclusione degli altri e la prospettiva dei giovani. Le iniziative spontanee che si aggregano intorno al lavoro e alle idee della comunità nei momenti di conflittualità e di emergenza più alta costituiscono una grande dimostrazione di generosità popolare, ma spesso non reggono nei tempi più lunghi, nelle fasi più costruttive e nella narrazione delle vicende meno evidenti e clamorose: la vita quotidiana con le sue problematiche umane, con le famiglie in difficoltà e disorientate va accompagnata con con pazienza, empatia, sincerità. Con metodo. Le fiammate innovative, del resto, sono seguite dalla grande storia della quotidianità. È chiaro: l’aggregazione intorno a un progetto comune di lunga durata richiede un disegno organizzativo più profondo e più forte di quello che occorre a lanciare e sostenere una protesta. Ha bisogno di sostenibilità, programmi, sistemi decisionali e di governance, metodi di lavoro, obiettivi da raggiungere progressivamente. Ha bisogno di idee e progetti che aiutino da subito la comunità con il mutuo soccorso, le sue attività e l’impegno di chi ha cura del bene comune.
Abbiamo necessità di un cambiamento perché la vita sia degna, un cambiamento di strutture; dobbiamo recuperare movimenti e associazioni popolari, che sono seminatori di cambiamento, promotori di un processo in cui convergono milioni di piccole e grandi azioni concatenate in modo creativo, come in una poesia. I cittadini sono “poeti sociali”, dice Francesco.
Possiamo guardare alle norme sociali seguendo i metodi di Cristina Bicchieri professoressa del pensiero sociale e di etica comparata alla Penn Art and Sciences dell’università della Pennsylvania. Norme che regolano e integrano socialmente, che fanno legami. Spesso provengono dalle tradizioni e dalle consuetudini. Una norma sociale è riconosciuta dalla popolazione, è seguita dalla popolazione e chi non le segue è punito in qualche modo dalla comunità. Come è possibile modificare una norma sociale dannosa e farla diventare positiva? Come si fa a introdurre una nuova norma sociale? Qui si tratta di di capire se è possibile far emergere una norma sociale nella politica e nell’amministrazione delle comunità. Ogni policy makers dovrebbe dovrebbe porsi la domanda. Nè gli incentivi, nè la comunicazione sono sufficienti per modificare i comportamenti delle persone. Del resto Thaler con la sua spinta gentile e i suoi studi straordinari sull’economia comportamentale sono lì a ricordarcelo. Si potrebbe partire definendo se una pratica collettiva è una norma sociale oppure no. Disseminare i giornali e i social di false notizie con interessi personali crea ovviamente molti effetti negativi, inquina la realtà, diffonde paura e rancore. Far emergere una norma sociale potrebbe aiutare. La comunità capisce e collettivamente decide di cambiare comportamento.
L’emergere di una norma sociale in questo caso non è solo riconoscere, che facendo cattiva informazione si creano effetti negativi su tutto l’ecosistema dell’informazione, sociale e economico, ma anche da una decisione collettiva di creare un sistema di monitoraggio. Il cambiamento nelle pratiche (igieniche, sanitarie e morali) avviene solo quando è la comunità locale a farsene carico, esercitando pressione sociale, attraverso la generazione di aspettative normative. Ma è tempo di pensare e di fare. Magari aiutando le comunità a scrivere un nuovo codice politico, con l’aiuto della tecnologia ma sociale, umano. Dove valgono valori e emozioni, dove le persone si danno una mano. Nei momenti di difficoltà è l’unica cosa che conta.
Non ci sono soluzioni ne pretendo di conoscerle. Ma ne esemplificherò alcune, solo per spiegarmi nei prossimi post. Grazie a Laura Lizzi per il confronto e le riflessioni. Le idee buone sono le sue.