La spiritualità per l’intelligenza artificiale. (1/10)

Copertina, The Economist, 2012

Copertina, The Economist, 2012

I protoviolini, gli antenati dei violini iniziarono a circolare in Europa circa agli inizi del 1500. Avevano 2 o tre corde e forme diverse. A sua volta derivavano da strumenti a arco preesistenti. Verso il 1530 si inizia a leggere nei documenti la parola violino e si definisce la struttura a 4 corde, con la cassa armonica e il manico cosi come la conosciamo.

Nella foresta di Paneveggio In Trentino, non è raro incontrare un liutaio in compagnia di una guardia forestale mentre esaminano gli abeti rossi. Scelgono quelli che possiedono particolari qualità dovute alla lenta crescita, all’esposizione al sole, a un giusto compromesso tra umidità e calore; sono gli abeti di risonanza, alberi dotati di un legno con canali linfatici ben definiti, come minuscole canne d’organo che creano risonanze magnifiche. Sono visite queste che si succedono dal 1600, Stradivari, Guarneri, i grandi liutai passano da quelle parti e fanno nascere i violini. Impossibile, secondo i più, costruire oggi anche con la nuova tecnologia i violini con la qualità, la musicalità di uno Stradivari o di un Guarnieri. I migliori pezzi vennero costruiti dal 1650 al 1700, poi solo ottimi strumenti. Le colle sono fondamentalmente le stesse di allora, le resine pure, gli attrezzi anche e certo non mancano liutai, con la loro tecnica, bravi come allora. Dal 1700 ad oggi la tecnologia in questo campo non è riuscita a dare una mano. Anche la tecnologia a volte nulla può. Il perchè ancor oggi è indagato, per ora senza una risposta finale. C’era però un parametro che aiutava e molto alla creazione di strumenti cosi straordinari; la comunità dava una mano. Il violino era frutto di un esperienza e di un lavoro di molti. E cosi capita ancora oggi per chi fa del buon pane e dei ponti sicuri anche se la forza dell’industrializzazione e spesso dell’ecosistema digitale di certo non aiutano. Oggi le comunità giorno dopo giorno perdono il senso; siamo in una rete connessa tra social e algoritmi e i nodi interagiscono tra loro. Ma assomigliamo molto alle molecole che stupidamente si muovono solo perchè percepiscono il movimento di altre molecole. Il passaggio è quello di muoversi come neuroni che si muovono invece grazie agli stimoli che arrivano da altri neuroni con cui sono connessi. Persone e comunità. Neuroni e cervello. Perchè il movimento collettivo trascende quello dei singoli e sviluppa fenomeni completamente diversi, sicuramente complessi ma migliori. Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale è ancora allo stadio dei protoviolini ma la tecnologia in questo caso sta aiutando, molto e velocemente, più della narrazione e della conoscenza che ne abbiamo, in maniera frenetica, spesso stupida e disordinata proprio come le molecole. Ci sono decine e decine di rapporti e manifesti istituzionali e d’impresa che indicano etica e comportamenti virtuosi per fare AI, pochi, anzi nessuno che aiutino a subirla. Sono quasi tutti dell’occidente del mondo, cattolico, ricco e estrattivo di dati e di ambiente. Anche nel sistema dell’intelligenza artificiale come su Internet stiamo assistendo a una divisione netta, lo split. Splinternet non è più la terra di nessuno e di tutti; sono ormai delle reti sorvegliate e chiuse al proprio interno. Una vera e propria balcanizzazione della fu meravigliosa Internet. Fondamentalmente due sistemi quello americano e quello cinese pieni di autolimitazioni e firewall imposte dai governi e dalla grande GAFAM ( Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft). Uno spazio destinato a restringersi e a essere sempre piu sorvegliato, lontanissimo dall’idea originale di Internet bene comune. Possiamo evitare che succeda lo stesso per l’intelligenza artificiale, che rimane opportunità straordinaria, e  provare a mantenerla nel dominio del bene comune forse solo se essa verrà restituita alle comunità che la subiscono. Restituita perchè dovrà essere creata dalle comunità che la utilizzano. Creata in maniera partecipata e non solo con tecnica e scienza, ma recuperando le dimensioni dell’esperienza spirituale dell’umanità. Quella profetica, ascetica, penitenziale, apocalittica, sacramentale, soteriologica, comunitaria, mistica, sapienziale ed escatologica non solo della tradizione cristiana ma anche delle molte altre religioni. Forse si possono stabilire alcune linee guida. Non ci sono soluzioni ne pretendo di conoscerle. Ma ne esemplificherò alcune, solo per spiegarmi nei prossimi post. Cremona con Stradivari fu il centro, una comunità che creò qualcosa ancor oggi di irripetibile, oggi tocca a noi; uno sforzo enorme per costruire insieme un’ecosistema etico e spirituale per l’intelligenza artificiale, che aiuti.