Seminare è creare una startup, ogni stagione.

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Maestro Venceslao, Ciclo dei Mesi (1400 circa), Torre Aquila, Trento.

Quando un contadino semina, anche se non lo sa, mette in piedi ogni santo anno, ogni santa stagione, una nuova startup. E’ davvero dura seminare. Devi lavorare bene, ammesso che tu ce l’abbia, la terra, trovare dei buoni semi e ormai di semi buoni ce ne sono sempre meno, devi avere l’acqua, devi combattere contro il caldo, il freddo, i parassiti, le erbacce. Devi avere un senso del limite dell’uomo che solo i contadini e pochi altri ormai hanno. E spesso per i contadini non ci sono fondi, le banche e i venture capital ti guardano male se presenti il business plan dell’ultima tecnologia sull’intelligenza artificiale figurati se presenti un progetto per coltivare lo zafferano o le zucchine di montagna; cose che poi se le immagazzini male o le lasci in cucina qualche giorno in più marciscono. Che poi anche alla frutta e alla verdura sarebbe bello tornare a dare quella dignità, quella magnificenza che meritano. Perché è da tempo che non la hanno più, superati nel nostro immaginario anche del gusto, dai prodotti del supermercato cosi colorati, luccicosi, impacchettati e soprattutto immarcescibili. Perché ci fa schifo quando vediamo la frutta e la verdura raggrinzirsi, con qualche macchiolina. Quella roba li non deve stare nelle nostre dispense e nel nostro frigo. I prodotti che stanno nelle nostre case devono sempre essere appunto immarcescibili. Che è poi dove l’umanità vorrebbe arrivare; a non marcire mai. Tutti in palestra, a fare jogging, creme contro le rughe, sistemi rivitalizzanti. La vecchiaia non esiste, tutti tesi a prolungare la vita oltre il limite naturale, pur di non marcire come un pomodoro. Ma dalla verdura e dalla frutta che raggrinzisce ci si possono fare tante cose, inventare nuovi piatti, le marmellate, conservarli in altro modo che non sia il frigo, magari con il sole. E se davvero ormai sono immangiabili si possono sempre recuperare i semi per la stagione che verrà e provare a farne di migliori oppure farne cibo per animali.  E i posti, negozi, dove si compera la frutta e la verdura solo quando la stagione è quella giusta potrebbero dare una mano. Non sono le bancarelle del mercato, sono bancarelle che seguono le stagioni e il tempo. Se in quella stagione non c’è nulla non trovi ne il negozio ne la frutta e la verdura. Ma come fai a spiegare tutto questo a un investitore, magari italiano, come fai  dirgli che tu fai un negozio che segue le stagioni e il clima?

Alla fine del  1400 nacquero i Monti Frumentari. Magari conosciamo meglio i Monti dei Paschi ma il principio è lo stesso. Andrea da Faenza un predicatore francescano ne fondò alcuni.  Sulmona, Spoleto, Terni, Piacenza. I Monti davano una mano ai contadini nel ciclo agricolo che è poi il ciclo delle stagioni. I contadini partecipavano lavorando con gratuità alcune ore o giornate durante la semina e il raccolto e il ricavato andava conservato in principio per i contadini che avevano fame e con il tempo per quelli avevano bisogno di semi per i loro campi. Il momento della semina era e è sempre il più critico e spesso non c’era nulla da investire; il contadino dell’età moderna era indebitato cronicamente proprio perché il prodotto seguiva le stagioni. Da istituto di elemosina il Monte frumentario diventò presto un istituto per far partire le startup della semina. Il prestito era erogato al momento della semina e veniva concesso in base a garanzie personali abbinando cosi al sistema del prestito una dimensione etica. E quando i magazzini eccedevano di scorte si potevano compiere opere misericordiose, riparare la scuola, stipendiare il maestro, selciare la strada, aiutare le giovani bisognose. Il Monte frumentario stava tra credito e beneficenza, un ruolo diverso rispetto agli istituti di credito come i banchi e rispondevano alle esigenze delle stagioni. Perché oggi non c’è un Monte frumentario?