Social marketing politico

La potenza di fuoco sul web del comitato elettorale della Clinton rispetto a quella di Trump era enorme sia in termini di investimento che di competenze. Da una parte esperti e soldi dall’altra qualche persona qualche soldo e poco più. La sconfitta del social marketing politico e l’esperienza dei loro esperti ancora convinti che i social media attuali abbiano qualche forma di influenza sulle elezioni sembra finire qui. Trump invece ha usato i social senza praticamente usarli. Ha lasciato che le persone lo usassero per lui. Da una parte Clinton e i media tradizionali dall’altra Trump e i social media. Da una parte Clinton, lobby e media, manutentori dello status quo. Dall’altra Trump, lobby manutentori dello status quo e i social media. Negli Usa sono state le prime elezioni dove sui social ci stavano anche le classi medio basse e non più solo le classi medio alte. E le classi medio basse nella comunità compresi i social ci stanno meglio, si aiutano, discutono, fanno mutuo soccorso, amplificano i segnali di chi sta anche se per opportunià dalla loro parte. I media tradizionali non ci riescono più ammesso che in qualche tempo ci fossero riusciti. Si parlano addosso, fanno parlare i soliti noti portatori dell’interesse del 0.001 della popolazione, non capiscono perché stanno in un altro mondo. Sono zombie che vagano in territori dove non hanno più prede, quelle ormai stanno sui social e quando altri social, con un metodo civico, emergeranno da Facebook e Twitter avranno presto la meglio. Anche di Trump.