Ho scritto questo post per la terra dove vivo ma credo che l’esperienza possa valere ormai per ogni territorio.
Il Trentino aumentato
Nel 2045, dopodomani, secondo le stime della Global Trends, sulla terra saremo 9 miliardi di persone e su 100 di queste persone 55 saranno asiatici, 25 africani, 12 americani, 3 russi e 5 europei. I trentini di queste 100 persone saranno una piccola parte, lo 0,003 circa.
E allora la prima cosa da fare per stare in questo nuovo mondo che ci aspetta per farsi ascoltare e ascoltare è quella di aprire sempre più la mente e il territorio. Invece di definire confini e regioni dovremo iniziare a progettare strade di cultura e di conoscenza con il mondo. Abbiamo bisogno che i nostri giovani siano sempre più in contatto con comunità diverse a partire dalla scuola e poi nelle imprese e nel mondo del lavoro. Borse di studio per i giovani , percorsi per le imprese per andare a conoscere Cina, Messico, India, Africa, non più paesi emergenti ma paesi dove il futuro è già iniziato.
Apertura, scambio trasversale, condivisione e azione globale. Abbiamo bisogno di un Trentino aumentato.
La realtà aumentata ci permette grazie alla tecnologia di andare oltre i nostri 5 sensi e di provare le cose che ci circondano con una serie di informazioni aggiuntive. Ciò che viene definito “realtà aumentata” si riferisce non solo agli strati informativi che si sovrappongono, ma anche alla condizione di ibrida mescolanza sempre più presente di comunità diverse grazie alla possibilità di essere in poche ore in qualsiasi parte del mondo e grazie ai social network che connettono ormai piu di tre miliardi di persone. Se solo 100 anni fa il problema erano le distanze quasi incolmabili anche se con molto tempo a disposizione, oggi il paradigma si è capovolto. Possiamo essere ovunque ma non abbiamo più il tempo. Una realtà aumentata è una realtà orientata alle scelte e alle azioni di una comunità fatta di identità diverse. E’ un territorio aumentato che prepara gli strumenti utile a interpretare il futuro per la comunità che lo abita.
L’idea è quella di una specie di nuova dimensione della capacità di pensare e fare le cose insieme. La natura e gli studi entomologi ci insegnano che le comunità sono più intelligenti se la collaborazione è ordinata e rispettosa e se le diversità all’interno sono numerose. Il rispetto e la diversità sono parte dell’intelligenza, sono valori che vogliamo in ognuno di noi.
Per affrontare i problemi enormi che ci aspettano non bastano i singoli individui c’è bisogno di mettersi insieme perchè la ricostruzione parte da una nuova collaborazione intelligente, da una intelligenza collettiva, ordinata, responsabile, consapevole. Nuovi metodi di mutuo soccorso.
Il Trentino autonomo è un Trentino aumentato dove non esistono confini, non esiste una regione, non esiste una sola comunità ma esiste uno spazio, un nodo, territorio, in una rete di nodi attraverso cui passano flussi di persone, di conoscenza, di energia. E ogni nodo è autonomo solo perchè indissolubilmente legato a un altro nodo. Nodo dove tante comunità di esseri non identici provano a confrontarsi accettandosi reciprocamente nella loro costitutiva diversità. Attraverso i nodi che formano la rete estesa del mondo passano milioni e milioni di flussi. Collegamenti, flussi di persone, di culture, di economia, di conoscenza, di energia. Nell’epoca della globalizzazione ci sono migliaia di nodi territoriali, nessuno è indispensabile, tutti sono importanti. Non c’è nessun singolo nodo la cui rimozione possa spezzare la rete. Nessuno potrà essere autonomo da solo ma potrà partecipare tanto più alla governace dei flussi solo se maggiori saranno altri nodi a esso connesso. Un collegamento a un altro nodo è la condizione minima per partecipare, migliaia di collegamenti per essere importanti, per essere attrattivi e interessanti. E per essere connessi a molti nodi abbiamo bisogno di un Trentino economico condiviso nell’agricoltura, nella produzione e nel lavoro.
Il Trentino aumentato è un Trentino autonomo che sperimenta i nuovi modelli di gestione del territorio con un metodo collettivo riscoprendo usi civici e proprietà collettive. A partire dall’agricoltura. Il sistema agro-alimentare si presta a essere riorganizzato dal basso verso l’alto, con metodi di autorganizzazione sociale. I nostri vigneti, uno dei tanti esempi possibili, uniscono interessi della collettività e dell’individuo. I contadini lavorando le viti, lavorano per se stessi ma anche nell’interesse collettivo presente e futuro, migliorando il sistema idrogeologico e quello del paesaggio ambientale.
Emergono nel nostro nodo ma anche nei tanti nodi a cui dobbiamo connetterci nuove idee su come predisporre un nuovo sistema agroalimentare sostenibile; nuovi modi di pensare, in una società in cui la produzione, la preparazione e il consumo del cibo sono una necessità, una ricerca del piacere e una forma di relazione sociale. Una agricoltura in transizione verso la sostenibilità.
Con metodi non definiti ma da scoprire insieme perchè la strada verso la sostenibilità è un apprendimento sociale continuo.
E’ tempo di andare anche oltre la sharing economy e il capitalismo classico. Le alternative ci sono, la cooperazione di piattaforma, una riscoperta del mutualismo e dell’economia cooperativistica del XXI° secolo. Una grande coalizione di mestieri che lavorano collaborativamente e che possono cambiare il metodo di produzione da interesse individuale a interesse collettivo.
Non è più la memoria degli eventi a cui dobbiamo guardare bensi alla traiettoria delle relazioni, della reciprocità degli eventi sono queste le nuove dimensioni per la costruzione della realtà. Non è più tempo di parlare di autonomia, di provincia, di regioni se non con queste nuove interpretazioni. Dobbiamo cercare nuovi interpreti, stanno già nel presente e prepararci per trovare quelli del futuro. E’ a loro che dobbiamo guardare con un sguardo al passato ma con il pensiero e le azioni a un presente che ci prepara al futuro.