In questi ultimi dieci anni i partiti non sono stati in grado di raccogliere l’opportunità che il web e la comunità, che via via contribuiva alla creazione di una nuova economia della conoscenza sui media sociali, offrivano.
Il web è stato sempre visto in un disegno comunicativo ma non informativo. Un nuovo media da sfruttare perchè alla moda, perchè spesso gratuito. L’opportunità dei media sociali invece è molto di più. Il salto di pensiero va oltre l’aspetto comunicativo. C’è forte l’affermazione di un nuovo paradigma sull’organizzazione politica. I partiti non sono più i luoghi preposti per far dialogare le persone con le istituzioni. I media civici hanno preso il loro posto.
Quando c’è una crisi profonda e i cittadini si uniscono per aiutarsi reciprocamente a superarla ricostruiscono qualcosa di più di quello che serve ai loro bisogni: ricostruiscono le ragioni di stare insieme. Talvolta la crisi è una difficoltà economica, altre volte è una difficoltà culturale. Le azioni di mutuo soccorso possono riguardare le case e le scuole, la produzione e il pensiero, l’inclusione degli altri e la prospettiva dei giovani. In tutti i casi, lo spirito e la sostanza di quello che fanno si rafforza se sanno come stanno le cose. L’informazione di mutuo soccorso è il sale che dà sapore e senso alle azioni che ricostruiscono le società. I media civici sono un’enorme opportunità di informazione e contemporaneamente di ricostruzione del tessuto sociale.
Sono strumenti di informazione realizzati, gestiti, alimentati da cittadini che si aggregano intorno al progetto di contribuire alla loro società: rispondono al bisogno di sapere come stanno le cose e contemporaneamente generano socialità.
Di fatto si tratta di gruppi di persone accomunate dalla visione di contribuire all’informazione e che collaborano secondo schemi e forme organizzative le più varie. Si trovano molto spesso in luoghi fisici ma si esprimono sostanzialmente online, anche se non sono escluse altre forme mediatiche.
Il passaggio da un regime autoritario alla democrazia, la liberazione di un popolo dall’oppressione e dalla paura, la ricostruzione di una prospettiva per i giovani e per tutti dipendono sempre da come una popolazione sa raccontarsi come stanno le cose.
La storia recente della Tunisia ha alimentato grandi speranze per il destino democratico e pacifico del Mediterraneo. L’informazione civile, in Tunisia, è stata cruciale strumento di liberazione e di ricostruzione di una vibrante socialità, in un paese che ne aveva bisogno perché non poteva più sopportare l’autoritarismo e la corruzione. E i media civici hanno contribuito fondamentalmente nella vicenda tunisina, mentre i media tradizionali, controllati dal sistema di potere autoritario, non hanno certo dato nulla al rinnovamento sociale. Il caso tunisino ha generato conseguenze in molti altri paesi del Mediterraneo: per motivi diversi lo hanno ammirato ed emulato gruppi, organizzazioni e persone su tutte le sponde del mare interno. Di certo ha molto da insegnare. Non solo in altri paesi autoritari. Ma anche in molte democrazie che attraversano una crisi di credibilità, un periodo di frazionamento del tessuto sociale, un’esperienza complicata con i media tradizionali.
Le iniziative spontanee che si aggregano intorno ai media civici nei momenti di conflittualità più alta costituiscono una grande dimostrazione di generosità popolare, ma spesso non reggono nei tempi più lunghi, nelle fasi più costruttive e nella narrazione delle vicende meno evidenti e clamorose: la vita quotidiana con le sue piccole problematiche umane va raccontata con pazienza, empatia, sincerità. Con metodo. Le fiammate innovative, del resto, sono seguite dalla grande storia della quotidianità. È chiaro: l’aggregazione intorno a un progetto comune di lunga durata richiede un disegno organizzativo più profondo e più forte di quello che occorre a lanciare e sostenere una protesta. Ha bisogno di sostenibilità, programmi, sistemi decisionali e di governance, metodi di lavoro, obiettivi da raggiungere progressivamente.
Per la ricostruzione del senso civico.