Il dna della democrazia rappresentativa

La partecipazione delle comunità ai processi democratici è importante. Forse non è più tempo però di chiederla alla democrazia rappresentativa che non può averla naturalmente nel suo Dna. Per la democrazia rappresentativa c’è la campagna elettorale, il dibattito e la decisione dei consigli o dei parlamenti. Il principio fondamentale sta nel voto e nel principio di maggioranza e questo le democrazie rappresentative fanno. La partecipazione non è contemplata se non in termini di raccolta di consenso. Ci sono certo le eccezioni, il comune di Bologna, di Pordenone, di tante altre realtà ma sono appunto eccezioni e non il metodo della democrazia rappresentativa. Il bando  della Presidenza del consiglio dei Ministri sulla riqualificazione urbana delle città metropolitane e dei capoluoghi di provincia è emblematica. Il comma 2 dell’articolo 3 del bando pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il 1 giugno 2016 dice “Ai fini dell’individuazione degli interventi, gli enti di cui al precedente comma 1 favoriscono la piu’ ampia partecipazione all’attuazione dei progetti da parte di altri soggetti pubblici e privati.” E normale quindi che la stragrande maggioranze dei consigli comunali  (organi rappresentativi) vedano come fumo negli occhi queste parole. Tanto che il comune di Trento, ma in rete si trovano altri casi, chiede la partecipazione di soggetti pubblici e privati venerdi 29 luglio e dando termine ultimo di presentazione l’8 luglio. 10 giorni compresi due sabati e due domeniche per presentare una manifestazione di interesse e relativo progetto. Belluno i cui politici e impiegati sono forse più preparati e svelti pubblica la richiesta di manifestazione di interesse di pubblico e privato il 27 giugno e da tempo fino al 15 luglio per presentare la domanda. Hanno pubblicato anche i 17 soggetti, pubblici e privati, che hanno deciso di partecipare  A Belluno poi  sono molto fortunati perché i loro tecnici pubblici e privati hanno preparato una proposta preliminare fatta molto bene, con tanti dati e infografiche, un’analisi  coscienziosa e di senso (riprendono addirittura alcuni dati dei cugini trentini).  Anche a Alessandria sono fortunati. Qui sono stati i soggetti privati che prima della richiesta del comune si sono mossi, hanno letto il bando del Consiglio dei Ministri e hanno presentato una loro proposta. In rete poi si trovano alti casi e altre tempistiche. Ma tutte tendenzialmente vicine all’esperienza di Trento. Con queste metodologie (il comune di Trento) è naturale poi pensare male e credere a procedure poco lineari, a combine già fatte e agli amici degli amici. La democrazia partecipativa è un metodo prima di tutto culturale, deve partire da norme sociali non certo da norme istituzionali e non possiamo lasciarlo alla moritura democrazia rappresentativa. Forse dovremo davvero lasciarla perdere, non affidarci a lei. Se siamo fortunati come a Belluno magari una mano la rappresentatività ce la può dare ma i casi sono pochi. Lasciamola perdere e andiamo avanti.