C’è anche un’altra questione su Chatgpt

È quella della pubblicità o se volete del suo modello di business, ma non solo.

Perchè da sempre ogni tecnologia che si impone o che cerca di farlo, e Chatgpt su questo è molto veloce, difficilmente si adatterà al modello di business precedente. Ad esempio di quello pubblicitario degli annunci di Facebook o Google, i vecchi social insomma. E’ presto per dire se Open Ai ci ha preso anche su questo. Ma per ora il suo modello  è quello dell’abbonamento, del collegamento alle API, cioè le Application Programming Interfaces, se volete usare il servizio e impiantarlo su una vostra app comprate le API di Open AI, e della vendita di licenze dati. 

Magari gli annunci pubblicitari funzioneranno ancora un po’, ma poi cederanno il passo e non sarà un passo silenzioso.

C’è il teorema della uncann Valley o più semplicemente il fatto che mentre tu dialoghi con Chatgpt la percezione che hai è quella di conversare con un essere umano. E rovinare questo idillio con della pubblicità potrebbe scoraggiarti nel proseguire. Lo pensava anche Steve Jobs con Siri, non voleva che avesse le solite amenità dei social, like, condividi e cosi via. E’ un po’ come avere un amico che a metà della discussione ti spara il jingle della Coca Cola. E anche se introducessero degli annunci laterali non sarebbe probabilmente una bella condizione.  Si sa come l’ambiente circostante con i nostri neuroni a specchio sia importante per gestire un confronto relazionale.

ChatGPT costa moltissimo per farlo funzionare. La pubblicità tradizionale da sola difficilmente non riuscirebbe a coprire i costi, ecco allora le API. Far pagare alle aziende che decidono di creare esperienze simili a Chatgpt la potenza di calcolo necessaria per farlo girare è una buona soluzione.

Poi ci sono i plugin. Invece di pagare per accedere all’audience di una chatbot tramite annunci pubblicitari, le aziende pagheranno per diventare parte di quella esperienza attraverso i plugin. Le aziende di booking turistico stanno lavorando con OpenAI per un plugin che ti aiuta a trovare informazioni sulle prenotazioni all’interno di ChatGPT. Al posto della pubblicità che interrompe il servizio, i plugin costruiranno la rete nelle chatbot, consentendo agli utenti di usufruire del servizio senza interruzione. Un giorno, i bot potrebbero diventare così buoni da eliminare alcuni dei loro partner. Nel frattempo, incasseranno con i plugin.

Gli abbonamenti: le persone sono disposte a pagare per versioni più veloci e migliori di questi robot, un’altra buona fonte.

La licenza dei dati. Il modello di business potenziale più interessante per queste aziende consiste nel concedere in licenza i dati raccolti quando gli utenti interrogano la chabot. Conversando con una persona si possono capire molto meglio i suoi desideri e le sue esigenze che non ascoltandola semplicemente mentre digita alcune parole in una barra di ricerca. Ma qui siamo per ora nella discussione del garante della privacy italiano e del GDPR europeo.

Questo riassunto per descrivere uno scenario possibile di come la nuova tecnologia di Open AI potrebbe modificare il mercato della pubblicità alla ricerca di modelli ibridi non certo nuovi ma inesplorati per il fatturato delle aziende che lavorano nel campo dell’economia della conoscenza. Per i media tradizionali, sempre più in difficolta alla ricerca di una sostenibilità, ad esempio ci possono essere modelli a cui ispirarsi per sopravvivere e magari anche per migliorare.

 

 

 

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