La gente e gli utenti, presto, speriamo non troppo tardi, si accorgeranno che Trump e i molti come lui, più o meno famosi, stanno disseminando il mondo di infamia e odio, leggere Avvenire di ieri aiuta. Il direttore, Marco Tarquinio, scrive che prima o poi il prezzo delle ingiustizie lo pagano tutti, non solo i più deboli. Che è poi mi pare lo stesso pensiero di Luca quando scrive che i danni provocati dal baro lo portano a fondo. Perchè solo cosi si può dire di chi indistintamente giudica pericolosi nazioni, etnie, comunità. Poi oltre al giudizio c’è la narrazione, l’uomo più potente del mondo e gli altri hanno molti mezzi per seminare odio e infamia. Non è molto diverso infamare di terrorismo un popolo o reclutare terroristi Isis sul web. E Trump è tra i più bravi a farlo soprattutto sui social network. Dove ha trovato praterie di libertà senza metodo di confronto dialogico e civico. Spazio pubblico perfetto per lui e per molti milioni di altri individui. Sugli antemedia era tutto più difficile, tra lobby amiche e lobby nemiche la confusione con la strategia della disattenzione equilibrava in qualche modo il senso. A Trump che ci sia qualcuno che la pensa diversamente che sia per amore della verità ma anche, come spesso sugli antemedia, per difesa di altri interessi cambia poco, ci sono i social. Di come stanno le cose a moltissimi non importa nulla. Tutto e il contrario di tutto, opinioni, scontri e null’altro. La sfera publica distrutta dallo scontro senza responsabilità. Poi l’opinione pubblica si è stufata e più o meno consapevolmente si è trovata in posti di cazzeggio, si sempre Facebook e Twitter, che con il tempo sono diventati anche di informazione, ma di informazione senza metodo. Tutti speravamo che il web avrebbe aiutato l’umanità e per gran parte del web è davvero cosi, mentre una parte del web è diventato come gli ultimi 30 anni degli antemedia. E qui tutti viviamo come se fosse il posto della verità, altro che post verità. Sempre che la verità interessi, perchè crogiolarsi nelle proprie convinzioni ti fa stare molto meglio. Per questo speriamo che Trump ce la faccia… a distruggere i social network e non crediamo che la Silicon Valley sia contro Trump per etica o per tutela dei suoi lavoratori. E’ una lotta, di nuovo solo di sopravvivenza anche e soprattutto di capitale. Comunque, il piano è semplice; quando gli utenti/gente si accorgeranno, e qui sta il gran lavoro da fare, di tutto questo, cambieranno di nuovo casa come hanno fatto con gli antemedia, lasceranno questi social network e cercheranno qualcosa di civico, che possa aiutarli, perchè alla fine di questo tempo tutti dovremo aiutare e essere aiutati. Con alcune condizioni fondamentali. Rendersi conto che questa sharing economy non è reciproca, che i dati sono un bene comune, che i social network per come sono ora non costituiscono ne reistituiscono mutuo soccorso, politica, gestione del bene comune e della comunità, che il prossimo spazio civico online sia costruito e occupato da persone di buona volontà nell”interesse pubblico. E possibilmente che tutto questo succeda prima che Trump e molti come lui ci portino alla fine del mondo.
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