Non solo quella abusata di facebook ma quella della pubblicità, dei supermercati, dei social network, di airbnb dove si dovrebbe diventare amici anche tra turisti e albergatori tra stellette, like e commenti. L’amicizia con gli autisti di uber, quella con bla bla car. Un’amicizia benevola che ti da quel calore connettivo senza contenuto a volte anche nelle forzate social street o nelle feste di quartiere. Un’amicizia che sta in tutti i posti e in nessun luogo. Quell’amicizia per cui non ci sono più nemmeno i nemici con cui prendersela e contro cui varrebbe ancora la pena di combattere, perché ormai nessuno qui combatte più. E proprio ora sarebbe il momento di farlo. Un mondo pieno di comunità conviviali e fittizie, comunità prefabbricate, di comunità emotive simulate dove ci fanno credere di essere davvero amici, stretti tra whatsapp, facebook e email in affetti collettivi. Tanto da farci credere che l’individualismo sia diventato comunità, la competizione cooperazione e tutte le cose difficili user friendly tanto cara alle interfacce dei nostri amichevoli smartphone. Cosi la bellezza dell’empatia diventa un network di legami amichevoli, convenevoli e markettevoli. Ma l’amicizia è un’altra cosa. E’ un esistenza solidale con delle fondamenta importanti come la lealtà, la resilienza, la misericordia, il civismo e la reciprocità. Tutto il resto è spettacolo.
Letture: “Imaginaires du neoliberisme”, di Francois Cusset