Sempre più si ha l’impressione che il dibattito intorno a nuovi metodi di partecipazione politica alla democrazia di un territorio sia ormai saturo e fermo. Sappiamo che il voto per eleggere i nostri rappresentanti cosi come ora non serve più e nessuno, almeno nella comunità, ci crede ancora. Sappiamo che anche la democrazia rappresentativa è strumento superato e anche in questo caso la comunità non ci crede più. Sappiamo che i partiti sono morti come muore naturalmente un animale quando non ha più alcunché per alimentarsi. Si alimentavano con i desideri e le aspettative della comunità e le facevano proprie, le interpretavano e le rendevano politica, quindi decisioni, leggi e governo. Ora questi desideri ci sono ancora ma non servono più corpi intermedi quali sono i partiti per interpretarle e farle diventare governo della comunità. O almeno non servono tranne che per quelli che in questi apparati trovano un senso di visibilità e di potere. Probabilmente non serve più nemmeno una democrazia partecipata, triturata sia da politici e amministratori che da consulenti e esperti modaioli cosi come da una narrazione esagerata e raccontata più per l’apparire che per la comunità. Cosi come è stata triturata la democrazia liquida, quella delle deleghe per capire, dalla piattaforma del partito pirata e soprattutto dal movimento dei 5 stelle.
Cosa potrebbe servire? Sicuramente una continua ricerca sul metodo, gli esempi sopra ne hanno fatto parte. Non si afferma qui che le persone non debbano più decidere e gestire comunità e territorio. Le persone devono decidere sempre più solo che non lo devono più fare con la democrazia rappresentativa, partecipata, o liquida e con gli attuali sistemi di voto. La democrazia deliberativa va in una buona direzione. Informazione e poi decisione. Ma il passo da fare è oltre la democrazia deliberativa. Informazione e comportamento, sentimento intorno alle cose che ci circondano. Il comportamento detta le decisioni che avvengono naturalmente e senza voto e democrazia rappresentativa. Si può ragionare in termini di comportamento e di sentimento delle persone. In base alla loro autonomia intesa non come autosufficienza ma in considerazione alla capacità di avere dei valori, di dare valore alle cose, di avere cura di ciò cui diamo valore. Le norme sociali ad esempio e i comportamenti pro sociali e proto cooperativi. Il cambiamento politico si può ottenere attraverso la misurazione delle norme sociali. E poi, ma è solo uno dei metodi, ci potrebbe aiutare la tecnologia attraverso le reti neurali artificiali e blockchain. La creazione di un contratto sociale fatto dai comportamenti delle persone che si perfeziona sempre più attraverso le reti neurali e che trova poi il metodo delle decisioni e dell’amministrazione del territorio con il metodo del blockchain.
Non siamo bravi con la tecnologia, non lo siamo mai stati. Sempre vista come la soluzione di tutti i mali oppure come qualcosa di pericoloso, soprattuto dalla cultura umanistica.
Ma siamo ormai agli inizi di un percorso condiviso tra umanesimo, sopra e tecnologia, sotto. La politeia come costituzione politica e bene comune garantita dai nostri comportamenti prosociali e proto cooperativi, dalle norme sociali e dal sentimento con la tecnologia al seguito.